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Once Upon A Time 5×11 – Swan SongTEMPO DI LETTURA 7 min

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Questo midseason finale si è praticamente scritto da solo. Nel delineare le rivedibili trame di questa prima metà di quinta stagione, gli autori si sono trovati con un undicesimo episodio praticamente già scritto: lo scontro finale di Dark Hook e dei passati Dark Ones con Emma&Co.
Il problema, semmai, è come ci si è arrivati a questo episodio. Il colpo di scena di un paio di episodi fa aveva mescolato le carte in tavola, con il solo scopo di sorprendere. È vero, i colpi di scena sono uno dei motori trainanti nelle narrazioni. È anche vero che, a colpo di scena avvenuto, noi dovremmo guardarci indietro e rivedere tutto con altri occhi. La differenza tra gli episodi pre-“Birth” e post-“Birth” non dipende solo da quel particolare in più. Nei primi sette episodi, forse per colpire al cuore o divertire i fan più accaniti, lo scopo era mostrarci una Dark Emma. Dall’ottavo in poi, è stato come dire “ok, abbiamo scherzato, vi abbiamo fatti divertire, ora riportiamo tutto allo status iniziale”. Il colpo di scena di Dark Hook ha quindi cambiato tutto e in “Swan Song” vediamo una Dark Emma piangere, dimostrando l’amore per la sua famiglia e per il suo innamorato ormai perduto. Inutile ricordare che nei primi episodi della stagione la sua oscurità la spingeva ad atteggiamenti molto più maliziosi verso il pirata. Ok, si potrebbe dire che all’epoca fingesse per mantenere una qualche copertura. Ma Emma non era forse in ogni caso alle dipendenze dell’oscuro pugnale? Il suo nome non vi era inciso sopra? Perché ora, anche con quel ridicolo outfit, è tornata la Emma di sempre, più umana che mai?
Tutto questo preambolo per dimostrare come un Dark Hook, giovane di pochissimi episodi, sia un villain a dir poco improvvisato. A nulla serve riportare in auge i “fasti” della seconda stagione e della sua combutta con Regina. Se, ad esempio, si fosse scelto di dirottare la prova d’amore di Emma verso un tipo di affetto non sentimentale, bensì genitoriale, rendendo Dark, ad esempio, Snow o Charming, o addirittura Henry, cosa sarebbe mai cambiato?
Sapete cosa sarebbe cambiato? Lo svolgimento preconfezionato di questo episodio già scritto. Come si sarebbe potuta inserire la tematica originalissima della redenzione di chi prima era cattivo, ma voleva essere buono, però era cattivo, perché il padre lo aveva abbandonato (noooo!), quindi vive una vita da cattivo pirata, finché non incontra l’amore della sua vita, che lo fa ridiventare cattivo? Tale intricatissima vicenda viene sciolta dalla struttura tipica degli episodi di OUAT: con la classica alternanza presente-passato. Se a questa classica alternanza aggiungiamo il già citato confronto padre-figlio abbandonato, la confezione è pronta.
Ma non finisce qui. Nelle storie in cui la magia ha un suo ruolo da protagonista, si capisce se il tutto è fatto con cognizione di causa nel momento in cui tale magia, con la sua sovrannaturalità, viene sottoposta a regole più o meno rigide, che possano comunque schematizzare e indirizzare la narrazione (discorso, questo, affrontato numerose volte). Per questo motivo la redenzione finale di Hook è tanto telefonata quanto deus ex machina nella risoluzione del conflitto finale. Se a questo aggiungiamo il pathos finale, orchestrato dagli sguardi magnetici di Jennifer Morrison, la frittata è servita. Seriamente, preghiamo gli spettatori di tapparsi il naso e ritornare un momento nella sequenza in cui Nimue la strangola a distanza, oppure più avanti quando Emma tiene la spada pesante e tremolante per tutta l’oscurità accumulata. Quando Aldo, Giovanni e Giacomo, nello sketch dei chirurghi, simulavano una motosega in funzione erano più credibili. Non vogliamo certo dire che Jennifer Morrison sia una cattiva attrice (basti vedere le convincenti espressioni di pianto nel finale, distesa sul divano). Gli occhi a palla per soffocamento, così come le ormai storiche movenze nel lanciare incantesimi, sicuramente lasciano spazio a ben pochi commenti.
Qualche maligno potrebbe anche avanzare l’ipotesi che il flashback su Killian sia stato inserito con il solo scopo di allungare il minutaggio. Questo sinceramente non lo possiamo dire con certezza, vista comunque l’implicazione nella trama (seppur scontata) di questo tormentato passato. Pochi dubbi lasciano invece le figure di Belle e Zelena. Non tanto nell’aumentare il minutaggio di “Swan Song”, quanto nell’aumentare minutaggio, e quindi numero degli episodi, di tutta la prima parte di stagione. Seppur godibili le espressioni di Lana Parrilla nel spedire in maniera semplice semplice la sorella cattiva nell’uragano verde, la conclusione di questo villain di seconda mano era veramente evitabile, così come l’effettiva presenza di questa. Tenerla sospesa nella prigione per tutta questa prima metà di stagione avrebbe avuto sicuramente un senso maggiore, magari per riproporla in futuro in una storyline a lei interamente dedicata. Ma, evidentemente, i contratti degli attori vincono su tutto e Rebecca Mader doveva a tutti i costi essere nei paraggi. Vittima anche lei della “maledizione di Lost” che ha visto coinvolta anche Emilie De Ravin (del cui personaggio parleremo tra poco), la sua caratterizzazione è oltremodo macchiettistica, utile nell’esaltare la visione stereotipata dei britannici villain che hanno negli USA. Il suo “ritornerò” finale, da un lato suona come la minaccia di tante altre sottotrame riempitive, dall’altro forse potrebbe dare in futuro un senso a tutte le porzioni di storia a lei dedicate.
Come non citare poi Belle, protagonista di un tira e molla che in questo caso è più inutile che mai. Nello scorso episodio lascia senza motivo alcuno Rumpelstiltskin, salvo poi farsi riconquistare qui. Se lo scopo era evidenziare ancora di più il nuovo inganno del nuovo vecchio Dark One bastava semplicemente lasciare tutto com’era, anche perché la coppia più inutile della serialità aveva già avuto il suo percorso nel pippone frangente in cui Rumpel si trova a dover fuggire/affrontare Merida, dimostrando quindi di essere coraggioso anche senza oscurità dalla sua.
Questo ci serve per tornare ad un altro punto assolutamente poco convincente. Rumpel è di nuovo oscuro, con il suo nome inserito in un altro pugnale estrapolato (come un piccolo flashback/spiegone ci mostra) da Excalibur. Tutto cambia per non cambiare niente. Ok, siamo in una rilettura da quattro soldi televisiva delle fiabe dove esistono ruoli predefiniti, poco modificabili. Rumpel è un villain. Ma anche Regina era una villain che, a quanto pare, ha subito un’evoluzione irreversibile. Non esistono regole specifiche, quindi. Il che andrebbe anche bene, se non fosse che così si andrà incontro ad una possibile ripetitività futura (ricordate il terribile plot twist di inizio seconda metà di quarta stagione?), oltre che alla totale cancellazione di tutto il messaggio della scorsa stagione, in cui Rumpel veniva sfiancato da tutta l’oscurità contenuta nella sua lunga vita. E ora dentro di lui è presente tutta l’oscurità dei suoi predecessori, Emma e Hook compresi. Bene così.
Se non altro le premesse per la seconda metà di stagione sono sicuramente più incoraggianti, rispetto all’apparizione di Crudelia, Ursula e Malefica dello scorso anno. La tematica infernale in stile Orfeo e Euridice potrebbe dare vita ad una svolta più “dark” dell’intera serie. Il condizionale è d’obbligo.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La faccia di Regina quando manda via Zelena
  • Svolta infernale per la seconda metà di stagione
  • Conferma dell’inutilità di personaggi come Zelena e Belle
  • Ritorno al passato per Rumpel
  • Alcune facce di Jennifer Morrison
  • Struttura dell’episodio con svolte prevedibili
  • Hook villain improvvisato
  • La magia come al solito riesce ad essere una grande comodità per gli scrittori
  • La facile redenzione di Hook
  • L’abbandono del padre è la causa dell’iniziale malvagità di Hook: originalissimo
  • Emma (che in teoria sarebbe un Dark One) che vede apparire Henry dal nulla e ci casca
Vista la quantità di falle individuate, questo episodio avrebbe meritato valutazioni ben più negative che un semplice schiaffetto. Due cose ci rendono più magnanimi.
La prima è la curiosità suscitata dal viaggio infernale di Emma, se non altro per la presentazione di un nuovo scenario. Occorre poi aggiungere che questa nuova vicenda comunque si pone in diretta continuità con la storyline appena conclusa, senza quella radicale separazione che ha visto le precedenti due stagioni (Peter Pan – Oz, Frozen – Cattivi sparsi).
Il secondo aspetto fa riferimento alla struttura classica di questo episodio, con andamento senza infamia e senza lode, con storyline secondarie comunque ridotte (ma in ogni caso fuori contesto), quindi, di conseguenza, minore fonte di scene e scelte ridicole. L’episodio si è praticamente scritto da solo e questo pilota automatico ha impedito danni peggiori.
Broken Heart 5×10 4.38 milioni – 1.3 rating
Swan Song 5×11 4.83 milioni – 1.4 rating

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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