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Homeland 6×10 – The Flag HouseTEMPO DI LETTURA 3 min

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C’è un momento di “The Flag House” che riporta indietro ai bei tempi passati, quelli in cui Carrie e Saul lavoravano fianco a fianco e quest’ultimo fungeva da mentore, nonché padre morale, per la prima. Parliamo ovviamente di un periodo antistante i vari casini, diverbi e allontanamenti ma, proprio alla luce di ciò che è successo, ancora più importante. È nel luccichio degli occhi di Saul, quando scopre il vero utilizzo dello sgabuzzino di Carrie, che la nostra mente ritorna alle prime indimenticate stagioni, ed è nel luccichio degli occhi di Saul che
Homeland vive e continua a vivere.

Madame President-elect: I am the next president of the United States. Sixty million people voted for me. Who the hell voted for you? Nobody.
Dar Adal: That’s right. But I have a constituency, too.
Madame President-elect: What’s that supposed to mean?
Dar Adal: It means don’t go to war with your own national security establishment.
Madame President-elect: Are you threatening me now?
Dar Adal: I’m telling you it’s a war you won’t win.

“The Flag House” non è un semplice episodio, anche perché a scriverlo è lo stesso Alex Gansa, e lo si può ben notare sia per il tenore della puntata, sia per la qualità (nonché densità) della narrazione. A due episodi dal season finale, consci che Homeland è già stato rinnovato per una 7° e 8° stagione ancora prima di mandare in onda “Fair Game“, si può cominciare a speculare circa un possibile arco narrativo che coinvolgerà anche le prossime due stagioni, il tutto proprio alla luce della complessità e stratificazione che si sta aggiungendo puntata dopo puntata. Esattamente come il suo rivale di serata Billions, anche Homeland ha richiesto preteso molto tempo per arrivare ad un certo ritmo ed è un qualcosa che è diventato anche una sorta di necessità per lo show vista la sua nuova veste antologica nel post-Brody, tuttavia questa stagione è diversa. È diversa per vari motivi, non ultimo il fatto che non si svolga in suolo straniero ma in quello statunitense e che non ci sia un attacco terroristico imminente, e questo ha portato ovviamente personaggi e trama verso altri lidi, più lenti da raggiungere ma anche più intriganti, o quantomeno diversi.
Questo decimo episodio regala momenti importanti su ogni fronte, tutti attesi da un po’: c’è spazio per il primo vero confronto senza limiti tra Dar Adal e la Keane o tra la stessa Keane e Carrie, così come per la presa di posizione di Saul e la scoperta di Quinn, il tutto senza dimenticarsi del clamore generato dal video rilasciato da Dar Adal e Brett O’Keefe. È ormai sempre più chiaro che la cospirazione messa in atto da Dar Adal è ben più articolata e profonda di quanto si potesse immaginare all’inizio, specialmente considerando l’enorme mole di lavoro nel sottobosco social scoperta da Max. L’attacco a Madame President-elect Keane non avviene mai direttamente ma viene fatto attraverso i suoi asset (Carrie e Saul) o con mezzi alternativi a cui non si può direttamente ricondurre Dar Adal (commenti social e video). Il nemico in questa stagione (e come si diceva verosimilmente anche nelle prossime due stagioni) è interno al paese e gode di un potere e di conoscenze ben più difficili da smantellare. E proprio qui sta il bello.
Nonostante ormai tutti i character si siano resi conto della scia di liquame lasciata da Dar Adal, nessuno è ancora in grado di opporsi fermamente per spodestarlo, né Carrie né la Keane, e le minacce sono tutto ciò che si ha attaualmente: “In the future, in case you’re wondering, this moment, right now, is when I decided to put your ass in jail“. La situazione però sembra destinata a cambiare per mano di Saul e Quinn, entrambi mossi dalla rabbia per quanto subito ed in “The Flag House” questo è veramente evidente.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Dar Adal, sempre e comunque
  • Confronto Keane-Dar Adal
  • Saul alla riscossa
  • Quinn è la chiave di volta
  • Rivolta social in atto, molto interessante e potenzialmente anche vera minaccia attuale
  • Nothing

 

Si voleva un episodio degno di Homeland? Accontentati: questo è il migliore della stagione.

 

Sock Puppets 6×09 1.26 milioni – 0.5 rating
The Flag House 6×10 1.42 milioni – 0.5 rating

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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