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Inside No. 9 3×05 – Diddle Diddle DumplingTEMPO DI LETTURA 4 min

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“Diddle, diddle, dumpling, my son John,
Went to the bed with his trousers on;
One shoe off, and the other show on,
Diddle, diddle, dumpling, my son John.”

Se nello scorso episodio lo spauracchio della ripetitività era stato scacciato da un colpo di scena di basso profilo, quasi a non voler stravolgere lo straordinario universo narrativo costruito, anche questa volta vengono utilizzati dei microelementi utili a differenziare lo scenario descritto.
Partiamo dal presupposto iniziale. Questa volta il canonico numero 9 non è rappresentato dal luogo interno in cui comunque si svolge gran parte dell’episodio (eccezion fatta per le brevissime sequenze di footing) – sarebbe bastato dotare la casa di un civico 9. La scarpa, oggetto incriminato dell’intero episodio è della taglia 9 (il nostro 42).
L’interno in cui si sviluppa il bottle episode, oltretutto, è solo superficialmente la casa, di cui comunque vengono mostrate diverse stanze. Le quattro mura che contribuiscono a rendere claustrofobico il mini-racconto sono quelle figurate, rappresentate dall’ossessione del protagonista. Ossessione che per gran parte dell’episodio, agli occhi dello spettatore, risulta ingiustificata. Tanto ingiustificata da infastidire leggermente, come si trattasse di un forzatissimo escamotage narrativo per: creare una storia di angoscia e follia dentro una casa; utilizzarlo da base – quasi da scusa – per impostare un qualche spettacolare colpo di scena; esaltare le doti recitative di Reece Shearsmith che in quanto a riprodurre ossessione e pazzia non gli si può dire niente.
Fortunatamente la 3×05 è stata ben più di tutto questo. La regia ricercata è condita da un commento musicale che calza letteralmente a pennello con gli stacchi temporali a scansione stagionale (inconfondibile Vivaldi con la sua opera più celebre). La successione di eventi indica un’evoluzione ben pensata nella storia, superando i confini del bottle episode (il protagonista ad un certo punto riprende anche a lavorare, abbandonando momentaneamente la sua ossessione). Infine, il colpo di scena riesce anche a regalare una soddisfacente chiusura del cerchio, non senza qualche perplessità.

#thelostshoe

L’ossessione del personaggio interpretato da Shearsmith qual è? Quella di riconsegnare la scarpa, quella di custodire bene la scarpa, oppure quella di unire la scarpa con la sua “gemella”? Sono tutte domande che sorgono nella testa dello spettatore, dal momento in cui si riesce a capire bene la radice, quasi la giustificazione, della follia del personaggio.
La figlia, mostrata solo in alcuni momenti, rappresenta solo la metà di una coppia di gemelli che non esiste più. Questa è l’amarissima e tristissima realtà che tormenta l’uomo e la sua quotidianità.
Brillante quindi la conclusione, se non fosse per un piccolo neo. Il colpo di scena, non senza differire troppo da altri episodi, appare rivelato con una certa frettolosità, lasciando anche qualche domanda in sospeso. Cosa che altre volte non accade. Per esempio, quando la moglie fa riferimento ai sei anni passati, si riferisce alla morte dell’altro figlio, o anche al perverso gioco effettuato con la scarpa da parte dell’uomo? Quella cui noi assistiamo è un’azione ciclica (come poi verrebbe da pensare vedendo le immagini durante i titoli di coda, in cui scopriamo che è lui stesso a lasciare la scarpa), oppure un episodio singolo di follia? Nel primo caso, il collega della moglie (interpretato da Pemberton) e la figlia non si troverebbero ad assistere ad una situazione già vista, reagendo di conseguenza? In caso contrario (che, seguendo i dialoghi, sembra più probabile) viene da chiedersi il perché di una reazione così traumatica solo dopo sei anni. Nulla è irrazionale o forzato, però. Probabilmente le domande appena sollevate sono anche insensate e fini a se stesse. Sta di fatto che altre volte Inside No. 9 ha dimostrato di saper fornire, nei pochissimi minuti di colpo di scena, uno scenario perfettamente chiaro e limpido, sconvolgendo completamente l’universo narrativo già abbondantemente affrescato nella mezz’ora scarsa di episodio, senza mai sollevare alcun tipo di domanda.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Fattura dell’episodio
  • Shearsmith e la sua claustrofobica recitazione
  • Soggetto dell’episodio, surreale al punto giusto
  • Colpo di scena che giustifica la follia apparentemente insensata del protagonista
  • La pasta e l’insalata nello stesso piatto
  • Colpo di scena che sembra necessitare di diverse chiavi di lettura, cosa che normalmente non accade

 

Le perplessità e la voglia di saperne di più sulle vicende di questo episodio macchiano leggermente quello che è uno dei punti più alti di questa terza stagione. Per cui, comunque, ringraziamo.

Empty Orchestra 3×04 1.26 milioni – ND rating
Diddle Diddle Dumpling 3×05 1.50 milioni – ND rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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