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Urban Myths 1×05 – The Greatest Of All TimeTEMPO DI LETTURA 5 min

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Too much needless death!

Sulla figura di Cassius Marcellus Clay Jr (meglio noto come Muhammad Alì) sono già stati realizzati numerosi documentari e uno storico biopic con Will Smith, forse il migliore finora che è riuscito a rappresentare al meglio “The Greatest” sullo schermo.
Sicuramente molto di più rispetto a quanto è riuscito a fare, purtroppo, Noel Clarke in questo episodio di Urban Myths, sebbene la somiglianza fisica sia impressionante (anche se è più simile a un Muhammad Ali di vent’anni che non a un pugile quasi a fine carriera e imbolsito come mostra il video sottostante).
D’altra parte interpretare un personaggio già così carismatico e “mediale” come Muhammad Ali rischia sempre di finire in una specie di parodia dello stesso, non fosse altro che per la sua riconoscibilità data, per l’appunto, dal suo carisma.
E questo è proprio il rischio che si prende Noel Clarke. Va dato atto, infatti, all’attore di aver coraggiosamente preso su di sé una parte molto difficile soprattutto per un inglese che deve sforzarsi di riprendere la gestualità e la parlata di un afro-americano doc come Alì. Lo stesso coraggio che ha dimostrato lo stesso campione olimpico quel giorno del 19 gennaio 1981, quando salvò dal suicidio Joe (almeno così viene chiamato nell’episodio), un ragazzo afroamericano che minacciava di buttarsi dal balcone di un palazzo (e non era il teatro Ariston di Sanremo).
Si tratta di un episodio particolare, non tanto per il fatto in sé, che è già abbastanza surreale di suo, ma proprio per il suo inserimento in questa serie tv. Infatti, come già si è capito, “Urban Myths” si basa sul prendere leggende metropolitane riguardanti personaggi dello star-system e trattarle come se fossero reali, possibilmente aggiungendo un certo gusto per il grottesco e il surreale (come ha ampiamente dimostrato lo scorso episodio). Il problema è che qui c’è solo il lato “urban” e poco il lato “myth”: l’episodio è accaduto veramente con tanto di testimoni e di diretta televisiva. Per la prima volta, dunque, non si ha a che fare con una leggenda metropolitana ma con un fatto reale per quanto restino, attorno alla vicenda, dei pezzi mancanti che nessuno può sapere se non i protagonisti stessi della vicenda (su cui la puntata giustamente calca di più).
Il perché di una tale scelta si può solo ipotizzare: certamente la voglia di approfittare dell’effetto-nostalgia, sull’onda della recente scomparsa di Muhammad Alì, ma anche la necessità di sperimentare sempre nuovi stili e nuove tematiche, per non far sembrare gli episodi tutti uguali tra loro (il male peggiore per una serie antologica). E anche perché in fondo tutto l’episodio si gioca, di fatto, sul rapporto costante e conflittuale tra Realtà e Finzione, un confine sempre più labile (soprattutto oggi).
La prima scena dell’episodio è emblematica: Alì che guarda la televisione facendo zapping su due programmi completamente diversi (un notiziario e una soap opera), ma il commento per entrambi è il medesimo, quasi non si capisse più dove finisca uno e inizi l’altro. Allo stesso modo tutta la vicenda ruota attorno al fatto che Alì compia un gesto eroico solamente per riguadagnare la stima e l’affetto popolare, persi dopo la sonora sconfitta con Larry Homes, quasi come una mossa pubblicitaria.
E, forse, è proprio questo il punto fondamentale di tutto l’episodio e il vero scopo degli sceneggiatori dell’episodio: mostrare che cosa si nasconda dietro un gesto eroico apparentemente conosciuto e celebrato come “atto caritatevole”.
Si spiega così anche tutta la prima sequenza iniziale del dialogo tra Muhammad Alì e i suoi due collaboratori, piena di metafore funzionali (geniale quella della cravatta) e di battute sferzanti tanto da far assomigliare la puntata a una specie di sit-com. Il ritmo narrativo è chiaramente da commedia e la musica jazz in sottofondo ricorda i film di Woody Allen, cosa che contribuisce a rendere “surreale” la storia sapendo che si tratta pur sempre di un fatto realmente accaduto a un personaggio che è sempre stato rappresentato in maniera iconografica, non da “commedia”.
Poi però il registro cambia del tutto dopo la decisione di Muhammad Alì di salvare Joe. Qui si ha un vero e proprio stacco di ritmo e di stile: la fotografia si fa più sgranata e si fonde con le immagini (vere) del notiziario. L’uso della steady-cam rende più fluida e movimentata tutta l’azione. Come se il regista dicesse: “Prima abbiamo scherzato, ora però facciamo i seri”. Da qui parte una serie di climax sempre più ascendenti fino ad arrivare allo stupendo monologo finale di Muhammad Alì (tutto nello spazio delimitato e claustrofobico del palazzo) prima di salvare finalmente la vita a Joe (inutile lamentarsi per lo spoiler è una storia risaputa). Sequenze che rendono l’episodio il più complesso, a livello registico e di trama, mai visto finora per questa serie, quasi una compensazione per una storia non accattivante come questa.
I dialoghi tra Alì e Joe sono costruiti e alternati molto bene e danno tutta l’impressione di essere esattamente quelli che i due si sono scambiati nella realtà. Il trash-talking di Alì viene ricalcato bene (pur con tutti i sui difetti) da Noel Clarke e il continuo gioco tra i due su “chi stia aiutando chi” contribuisce a far accrescere la tensione. Tutto sommato, alla fine, l’episodio è godibile anche se si discosta da quanto visto finora e si merita così il suo Save. Alì riesce a vincere raccogliendo le forze per l’ultimo round. Alla faccia di Stallone!

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Fotografia
  • Realtà vs Finzione
  • Climax ascendente
  • Ritmo comedy e storia drama insieme
  • Noel Clarke
  • La cravatta di Alì

 

Puntata giocata tutta sull’ironia e sul rapporto tra realtà e finzione in un gioco di rimandi continui tra mito e quotidianità. La vicenda è, in realtà, molto poco “myth” e molto più “urban” anche se il tono lascia presupporre che le cose non siano andate effettivamente come riportato dalle notizie “ufficiali”. Tutti gli elementi concorrono a fare di questo un buon episodio, peccato solo per Noel Clarke che sembra più una parodia di The Greatest.

 

 

When Cary Grant Introduced Timothy Leary to the LSD 1×04 ND milioni – ND rating
The Greatest Of All Time 1×05 ND milioni – ND rating

 

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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