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Taboo 1×02 – Episode 2TEMPO DI LETTURA 3 min

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This Nootka Sound is a curse.

“Episode 2” non si discosta moltissimo dal suo predecessore e, come nella più classica delle tradizioni delle varie 1×02 che si sono assecondate nella storia televisiva, rimane sulla falsa riga di quanto già detto o fatto nel pilot per concedere più tempo al pubblico per conoscere e ambientarsi nell’universo della serie. E, in tal senso, “Episode 2” svolge pienamente il suo dovere, con un James Keziah Delaney che si erge sempre di più come unico protagonista intorno cui far girare l’intera trama orizzontale e pure la trama secondaria (“Did you say incesto?“). Prendendolo quindi per quello che è, questo secondo episodio rispetta quanto di buono e non buono era stato già messo in mostra dalla series premiere, il tutto dando però una botta di vita alla trama nel finale di puntata. Rimangono però molti dubbi, gli stessi già sciolinati in “Shovels And Keys“, e se ne aggiungono altri.
L’ambientazione pre epoca vittoriana (che ufficialmente parte nel 1837, mentre Taboo è collocato nel 1814) è sicuramente ben fatta, anzi è il caso di dire che rappresenta il vero punto di forza della serie (fatta eccezione per l’interpretazione di Hardy) perché porta lo spettatore direttamente a quell’epoca, quasi come se fosse una finestra su quel mondo che, a noi, pare lontano anni luce. Si percepiscono limpidamente i ragionamenti, le abitudini e la politica di quel periodo storico, nulla appare eccessivamente astruso e nulla risulta superficiale, tanto che vengono rievocati anche i cavilli burocratici dell’epoca (ovviamente per necessità di trama) riguardanti matrimoni/eredità. Su tutto, naturalmente anche se qui in maniera meno pressante rispetto alla premiere, si erge l’ombra della Compagnia delle Indie che Steven Knight ha deciso tratteggiare come vero villain della serie (“This man, James Delaney, is a deeply flawed and deeply troubled human being. His greatest struggle will be against the East India Company which, throughout the 19th century, was the equivalent of the CIA, the NSA and the biggest, baddest multinational corporation on earth, all rolled into one self-righteous, religiously-motivated monolith.“) e questa scelta, proprio perché non individua un nemico umano ma una entità, è una scelta audace che ripagherà nel lungo periodo.
Parliamo di lungo periodo perché per ora un piccolo dazio se lo porta dietro e si chiama “lentezza”. Non è ovviamente additabile solo alla mancanza di un villain fisico ma implicitamente ne è anche la causa. “Episode 2” continua a muovere lentamente le sue pedine (almeno fino al finale di puntata) e a lavorare nell’ombra mantenendo un certo parallelismo con le rappresentazioni sceniche a base di ombre, giochi di luce e candele. Ciò che viene mostrato o detto è centellinato, ponderato e fatto sudare allo spettatore che, tra nomi inglesi che non ci si potrà ricordare, frasi altisonanti ed un via vai di personaggi non da poco, fatica a trovare il bandolo della matassa. Il concetto di base funziona ed intriga, infondo stiamo parlando di un “conglomerato aziendale” che pur di ottenere Nootka Sound è disposta a compiere ogni gesto legale ed illegale, ed il fatto che Delaney non sia affatto intimorito da ciò è ovviamente il cuore pulsante della serie, tuttavia non possono bastare certe prese di posizione e qualche sicario per dare a Taboo quel qualcosa in più che per ora manca. Sicuramente un approfondimento del passato di Delaney in Africa è quello che si chiede a gran voce, soprattutto per contestualizzare le azioni di un uomo che si sente superiore agli altri ma che vive da estraneo nella sua città.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Scena finale che dà il via alle danze
  • Delaney imita Mike Tyson con un morso niente male
  • Interpretazione di Tom Hardy
  • Ideale potenza del “Conglomerato” delle Indie come villain
  • Ancora una marcata lentezza nella narrazione
  • Bisogna comprare più candele…

 

La classica 1×02 che non si vorrebbe ma che tocca guardare.

 

Shovels And Keys 1×01 1.84 milioni – 0.6 rating
Episode 2 1×02 1.12 milioni – 0.4 rating

 

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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