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Peaky Blinders 3×02 – Episode TwoTEMPO DI LETTURA 4 min

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Dopo un primo episodio prettamente introduttivo, strutturato quasi esclusivamente al fine di riportarci nella Birmigham degli anni venti, Peaky Blinders spinge il piede sull’acceleratore, confezionando una seconda puntata magistrale che, tra i numerosi pregi, porta con sé quello di conferire alla narrazione uno slancio notevole senza alcuna forzatura. Come avevamo precisato nella precedente recensione, la serie può contare su un minutaggio complessivo relativamente ridotto (circa sei ore a stagione) e dunque la narrazione deve necessariamente limitare i tempi morti, curando sì la caratterizzazione dei nuovi personaggi entrati in scena, ma senza dilungarsi in inutili digressioni che toglierebbero spazio al nucleo narrativo centrale legato ai nuovi assetti gerarchici, sia interni che esterni, della Shelby Company. Sotto questo punto di vista, Peaky Blinders continua a dimostrarsi una delle serie meglio strutturate all’interno del panorama seriale contemporaneo, soprattutto in relazione alla maturità autoriale mostrata nel corso di queste tre annate, accomunate da una cura quasi maniacale dal punto di vista tecnico ed estetico e ulteriormente valorizzate da una forte dinamicità narrativa in grado di conferire freschezza a un contesto che, se lasciato in condizione di immobilità, risulterebbe certamente ripetitivo e privo di mordente.
La situazione ha subìto, senza alcun dubbio, una radicale trasformazione. Il canonico salto in avanti di due anni della premiere appare funzionale in tal senso: il suo scopo era quello di presentarci un Thomas Shelby sposato e in una sempre più consolidata posizione di potere, un Arthur meno schiavo dei suoi vizi ma oramai soggiogato dalla sua vita coniugale, il lato più umano di Polly e il crescente cinismo di suo figlio, ormai perfettamente integrato all’interno dell’organizzazione criminale. Tutti obiettivi puntualmente raggiunti. Inoltre, grazie al cliffhanger che aveva accompagnato lo scorso season finale, gli autori hanno messo le basi per l’ennesima evoluzione diegetica della serie, quest’anno costruita attorno a complotti e intrighi internazionali invece che su risse da pub e violenza indiscriminata. Un’evoluzione che non solo muta le dinamiche di potere in seno ai Peaky Blinders, bensì gli interi equilibri della serie.
In seguito all’ingresso in scena da parte dei russi, l’epoca delle risse da strada e degli scontri per la conquista del territorio è ufficialmente terminata. La mano invisibile del governo celata dietro le azioni di Thomas rivela tutta una serie di macchinazioni di più alto livello, maggiormente sofisticate e quindi molto pericolose. Per la prima volta, a seguito del messaggio minatorio nascosto sotto il cuscino del piccolo Charlie, il capofamiglia lascia trasparire terrore, abbandonando quell’espressione imperturbabile che lo ha reso celebre. Le vendette in stile Peaky Blinders, esattamente come quella architettata da John ai danni di Angel Changretta, rappresentano, secondo Tommy, l’unico modo per mantenere la supremazia. Le accuse mosse nei confronti di Arthur e Polly, diventati ai suoi occhi troppo indulgenti, appaiono giuste se messe in relazione ai precedenti assetti gerarchici dell’organizzazione. Certamente non si può dire lo stesso se si tiene in considerazione la scalata della Shelby Company compiuta negli ultimi anni di attività. Scalata che ha portato la famiglia a conquistare una posizione di rilievo, difendibile non soltanto attraverso il sangue ma anche, e soprattutto, grazie ad astuzia e diplomazia. La sudditanza necessaria nei confronti di Churchill lascia emergere così nel protagonista il bisogno di consolidare almeno la leadership della sua organizzazione, finita nel mirino degli italiani dopo l’incendio appiccato al ristorante Little Venice per impedire al figlio dei Changretta di presentarsi al matrimonio di Thomas. Un bisogno che, con tutte le probabilità, nasce in primis da un forte sentimento di frustrazione dovuto agli obblighi derivanti dall’accordo fatto con il primo ministro inglese e che, certamente, porterà alla rottura della tregua tra Peaky Blinders e Changretta.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Tecnicamente e stilisticamente la serie non ha rivali
  • La vendetta di John
  • L’evidente paranoia di Thomas
  • Il discorso fatto ad Arthur e John da Thomas
  • I faccia a faccia tra Thomas e il prete
  • Il colpo di scena finale, in generale l’intera sequenza finale
  • Nulla

 

Questo secondo appuntamento stagionale con i Peaky Blinders si conclude con un colpo di scena destinato a cambiare radicalmente gli assetti dell’intera serie. Di fronte all’ennesimo episodio perfetto non possiamo far altro che conferire la nostra sacrosanta benedizione, nella speranza che questa serie riceva l’attenzione che merita, uscendo dalla sua inspiegabile ombra mediatica.

 

Episode One 3×01 ND milioni – ND rating
Episode Two 3×02 ND milioni – ND rating

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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