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The Leftovers 2×02 – A Matter Of GeographyTEMPO DI LETTURA 5 min

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What do I need to know?
Uh, I’ve been… I’ve been walking in my sleep. I was taking medication. So I tossed my pills. I figured that’d be the end of it, but then I… I grabbed Patti Levin… and I took her to a cabin. And when I woke up… I tried to let her go, but she wouldn’t let me. And she killed herself. So I called your brother Matt and we… we buried her. And nobody else knows. 
And I smoke.
I hire prostitutes to shoot me. I lied to you about my gun. I won’t ever do that again. I’m sorry.

Guardare The Leftovers non basta, bisogna capirlo e se questa è già un’operazione che di per sè richiede un enorme sforzo intellettivo, immaginate come dev’essere recensirlo. Bene, ora vi trovate nei nostri panni e sappiamo che non vorreste starci. Buon per voi.
Recensire la serie di Lindelof e Perrotta è dannatamente difficile ma è anche estremamente facile se la si approccia nello stesso modo in cui i due showrunners la scrivono, tre semplici parole: chiavi di lettura. Fin dal medesimo libro ed esattamente come la prima stagione, nè Perrotta (in primis) nè Lindelof hanno voluto dare spiegazioni circa la sparizione del 2% della popolazione mondiale. Questa scelta, estremamente ragionata, è stata fatta e viene tuttora perpetrata con l’unico scopo di analizzare la psiche umana e, nello specifico, quella dei protagonisti. Elargire una spiegazione fantascientifica non farebbe altro che ridurre il prurito che ogni spettatore prova durante la visione il tenore della serie e non è nell’intento dello strano duo. La sparizione improvvisa, e completamente priva di qualsiasi raziocinio, è un’esperienza inconsulta che non fa parte della natura dell’essere umano (e anche del mondo canino vista la pazzia che serpeggia tra i migliori amici dell’uomo), proprio per questo l’analisi degli effetti è sicuramente più interessante di una “banale” spiegazione del perchè sia successo tutto questo. Partendo da questo presupposto tutti quanti, dagli autori agli attori, passando per lo spettatore, sono messi sullo stesso piano di “ignoranza” da cui nessuno può fuggire. Presa coscienza di ciò, tutto quello che ne resta è un insieme di chiavi di lettura con cui provare ad interpretare il tutto.
“A Matter Of Geography” è l’ennesimo capostipite di questa filosofia che elargisce tre nuove prospettive: in primis c’è lo spunto d’interpretazione dato dall’utilizzo della geografia come mezzo per spiegare quel 2%; a seguire ci sono le nuove (e costanti) apparizioni di Patti, ed infine c’è l’utilizzo dell’iPod da parte di Kevin. Tutti elementi abbastanza trascurabili, si potrebbe erroneamente asserire.
Tra i tre spunti di interpretazione detti sopra quello inerente alla geografia è anche quello più debole e meno interessante, il perché è ovviamente legato a quanto detto sopra, cioè al fatto che l’impostazione assunta da Perrotta e Lindelof è volta in toto allo studio dei personaggi e non alla risposta dei vari “perché” su cui la serie ha costruito le proprie fondamenta. Esattamente come la sparizione del 2%, anche l’interpretazione geografica è solo un movente per evolvere la trama, un MacGuffin mirato a far guadagnare a Nora i soldi necessari per comprare la casa a Miracle, né più, né meno. Ennesima riprova che non è lì che gli autori vogliono andare a parare, anzi. “Felt like it was meant to be”.
È su Kevin che invece viene messo il focus, sia a livello strettamente personale, sia a livello generale, dato che questo secondo episodio esplora quanto visto (e non) in “Axis Mundi” tramite il suo personale punto di vista. Diversi sono i punti cardine che vengono toccati, ma quello che emerge è che di fatto “A Matter Of Geography” è un rapido excursus su come è cambiato Kevin e su come è adesso. Descriverlo come nuovamente fidanzato, con una nuova figlia e una nuova casa a Miracle non può bastare perché, dietro la patinata famiglia americana vista in “Axis Mundi“, qui emergono tutti i veri problemi che già conosciamo dell’ex poliziotto.
Si dice che l’ammissione di un problema sia il primo passo verso la risoluzione dello stesso, ammettere di soffrire di sonnambulismo e di aver rapito Patti per poi vederla suicidarsi dovrebbe quindi aiutarlo ma invece è solo una semplice ammissione. Le allucinazioni molto vivide di Patti sono rese benissimo e allo stesso tempo il disagio provato da Kevin è tangibile in diverse situazioni e per farlo sparire servono due cuffiette e un lettore mp3. Il disagio emerge quando c’è silenzio (e lo si ovvia con le cuffie), quando dorme (sonnambulismo), quando è da solo (allucinazioni sotto forma di Patti). Difficile non vedere in tutto questo una chiave di lettura per l’interpretazione della sofferenza di Kevin, difficile ma anche condivisa dal suo probabile subconscio (“Hard to tell if they’re part of your story or you’re part of theirs.”). Se a tutto questo vogliamo poi aggiungere una spiegazione per il mattone legato alla caviglia nel finale, allora tutti gli indizi portano ai sensi di colpa per quanto fatto a Patti, c’è poco da discutere…
Il disarmante disagio nel non sentirsi normali regna sovrano e non si può eliminare dalla serie perché è parte integrante della vita quotidiana e dell’esperienza indelebile che ha segnato l’umanità quel 14 Marzo. E quel breve ma shockante scambio di battute tra Jill e suo fratello (“Well, can I just tell him that I know you’re okay?” “No, Jill, you can’t.” “Why not?” “‘Cause nobody’s okay.”) ne è il manifesto. E noi amiamo questo manifesto.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Tutto
  • Niente

 

Non si può non rimanere perplessi e al contempo estasiati dalla leggiadria con cui Perrotta e Lindelof, entrambi qui alla sceneggiatura, scrivono e si muovono di e tra i personaggi. Miracle potrà essere anche una nuova città ma i problemi che c’erano a Mapleton non sono spariti, si sono solo spostati di 3 milioni.

 

Axis Mundi 2×01 0.70 milioni – 0.3 rating
A Matter Of Geography 2×02 0.55 milioni – 0.3 rating

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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