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The Man In The High Castle 1×01 – PilotTEMPO DI LETTURA 5 min

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And what news do you bring from Berlin?
The Fuhrer’s health is poor, and Goebbels and Himmler, they’re jockeying for power.
Neither seeks peace.
They deny it in public, but both men think the partition of the Americas was a mistake. They’ve dropped the bomb before, and they won’t hesitate to drop it again.
Then there will be war.
Once the Fuhrer dies… Without question. And this city would be one of the first ones to be erased from the map.

Le prime immagini della sigla sono un ottimo fotogramma storico e la canzone utilizzata come accompagnamento la dice lunga su ciò che si starà per vedere: “Edelweiss”, il celebre pezzo composto per il musical “The Sound Of Music” nel 1959, cantata però da Jeanette Olsson. La scelta non è casuale, il titolo e il background della canzone sono stati scelti con un occhio di riguardo e volutamente per enfatizzare i tratti somatici della nuova serie di Amazon.
C’è un enorme “What if…?” che dà il via alla serie ed è anche uno di quelli di cui non si vorrebbe mai sapere la risposta perchè, sfortunatamente, la staremmo sperimentando sulla nostra pelle: cosa sarebbe successo se la 2° Guerra Mondiale fosse stata vinta da Adolf Hitler? È da questo incipit che lo show comincia ad articolarsi, per la precisione in due location nel 1962: a New York City, città degli Stati Uniti D’America del Greater Nazi Reich, ed in contemporanea nella San Francisco facente parte del Japanese Pacific States. La situazione geopolitica mondiale è completamente diversa da quella odierna e pertanto si può parlare di serial ucronico poiché, pur basandosi su avvenimenti storici realmente accaduti, viene presentata una realtà alternativa rispetto a quella reale, raccontando un futuro diverso e ipotetico ma costruito su delle solide basi storiche. Hitler infatti è ancora vivo, invecchiato, con pochi capelli bianchi rimasti ed una salute che non si dice ma si presume molto cagionevole (“Mr. Hitler, he’s got his right hand in his pocket. He’s got Parkinson’s. His hands shake like shit.“), e così lo sono anche i suoi secondi, Himmler e Goebells, pronti a succedergli al trono non appena si presenterà l’occasione. Insieme governano il Greater Nazi Reich, espansosi conquistando gran parte del continente americano e lasciando solo la costa ovest sotto la giurisdizione dei giapponesi, che però si evince essere anche loro sotto il giogo dei tedeschi. Suona male a scriverlo, figuriamoci a dirlo a voce alta, però bisogna ammettere che il mondo descritto incuriosisce ed affascina, inconsciamente, proprio per l’estremizzazione di una realtà che si è combattuta con il sacrificio di milioni di persone. Fortunatamente è solo una realtà immaginaria.
Il “Pilot”, così come la serie stessa, è basato sull’omonimo romanzo del 1962 di Philip K. Dick, in italiano prima pubblicato squallidamente con il nome “La Svastica Sul Sole” e poi correttamente come “L’Uomo Nell’Alto Castello”, e ha già ricevuto l’ordine per una prima stagione completa di 8 episodi, pertanto può essere visto consci che ci sarà un seguito. Amazon, che produce la serie, ha investito molti soldi su questo progetto ed il risultato è sotto gli occhi di tutti sin dai primi minuti. Inutile dire che ci saremmo trovati di fronte ad un prodotto diverso, se l’iniziale proposta di una miniserie di 4 episodi in onda su SyFy fosse stata realizzata, sia per una questione di trama, sia per la realizzazione tecnica di cui SyFy non è certo un fiero esponente.
Questo “Pilot” è stato il più visto di sempre nell’intera (breve) storia di Amazon ed i motivi sono molteplici: in primis l’incipit iniziale che attira molti spettatori e non bisogna nemmeno spiegare il perchè di ciò, successivamente va dato merito ai produttori (tra cui figura un certo Ridley Scott) e allo showrunner Frank Spotnitz (sceneggiatore di The X-Files per oltre 8 anni) che sono riusciti a riprodurre in maniera maestosa un mondo governato dal Terzo Reich (vedasi l’iniziale presentazione di New York City con una Time Square inondata da propaganda nazista e svastiche). Infatti, più che articolare una trama orizzontale, l’attenzione per tutti i 60 minuti è rivolta a contestualizzare la storia attraverso i personaggi di Juliana Crain, Frank Frink e Joe Blake, i principali protagonisti della serie. Per la prima volta ci troviamo quindi di fronte ad una caratterizzazione dei protagonisti finalizzata alla presentazione del contesto narrativo, vero e proprio character, e non il contrario come avviene di solito. Sfortunatamente è proprio questa scelta, forzata da una necessità generale di rappresentare in maniera realitstica il mondo immaginato da Dick, a risultare il tallone d’Achille della serie in quanto non permette al pubblico di focalizzarsi sui personaggi ed empatizzare con loro. Ecco quindi che i due viaggi compiuti dai poli opposti del continente servono solo a mostrare una realtà, quella del 1962 in America, ricca di elementi anacronistici, incredibili per il pubblico e meramente decorativi di una situazione geopolitica che risulta come vero e proprio magnete dell’attenzione.
A fare da vera trama orizzontale c’è la voglia di sovvertire il sistema, una resistenza sotterranea che viene totalmente rappresentata da un nastro: “The Grasshopper Lies Heavy”. Il filmato, che entrambi i protagonisti portano a Canon City, consciamente o meno, è propagandistico e creato da colui che dà il nome alla serie, tale Man In The High Castle. In un regime totalitario che controlla tutto e tutti, il possesso del “The Grasshopper Lies Heavy” significa la prigionia, la tortura ed una morte certa. Questo è di fatto l’incipit intorno a cui ruoterà tutta la serie. Ovviamente in attesa di avere molte più informazioni riguardo l’utilizzo del nastro a Canon City.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Attenzione al dettaglio e cura estrema delle location
  • Perfetta resa di quanto descritto e scritto da Dick nel suo libro
  • Personaggi poco caratterizzati e sfruttati per descrivere la realtà del 1962

 

The Man In The High Castle è un bel pilot, molto curato negli effetti scenici e nell’attenzione ai dettagli, purtroppo pecca nel non enfatizzare adeguatamente i character ma questo è un qualcosa che può essere ovviato già a partire dalla seconda puntata. Per il resto: onore a Philip K. Dick.

 

Pilot 1×01 ND milioni – ND rating

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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