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Mad Men 7×11 – Time&LifeTEMPO DI LETTURA 4 min

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It’s done. You passed the test. You’re getting five of the most coveted jobs in advertising and all the resources that go with it. Travel, adventure, an international presence. I shouldn’t have to sell you on this. You’re dying and going to advertising heaven. Buick. Ortho Pharmaceutical. Nabisco. Coca Cola.
Stop struggling. You won.

Eppure non è affatto così che si sentono i cinque soci. Non si sentono dei vincitori, al contrario sentono di aver perso qualcosa. Perché oggi la Starling Cooper perde la sua libertà, la sua indipendenza e soprattutto il suo nome. Certo i suoi soci diventeranno milionari, ma il prezzo da pagare è la soppressione dell’azienda e di parte dei suoi dipendenti.
Il lavoro per Don Draper ha sempre significato molto. Ha rappresentato una valvola di sfogo, una via di fuga da una vita familiare che non ha mai fatto per lui – lui che una famiglia non l’ha mai avuta- e una forma di emancipazione da una condizione socio economica da cui è difficile scappare. Per Don il lavoro è sempre stato significativo, ora è addirittura tutto ciò che gli è rimasto, forse l’unica cosa per cui vale la pena andare avanti, di certo unico motivo per cui alzarsi la mattina.
Nel midseason finale si notava l’antitesi tra questo e il finale della terza stagione: in “Waterloo” infatti l’azienda veniva rilevata, una decisione ben lontana e non in linea con la determinazione di chi in una camera d’albergo ha dato vita ad una nuova agenzia dal nulla.
E la storia si ripete. Ed ancora una volta è Don a prendere in mano la situazione e a provare a recuperare i brandelli della sua agenzia, impresa che non gli viene particolarmente difficile,visto lo spirito di squadra dei soci determinati più che mai a lottare per la propria agenzia.
La McCann non è più disposta a pagare per mantenere un’agenzia a parte quando potrebbe direttamente assumerne i dipendenti ottenendo importanti tagli di costi. E quindi eccoli lì, tutti e cinque, in fila pronti a combattere per la propria indipendenza, disposti a perdere clienti e a trasferire la sede pur di mantenere il loro nome, la loro casa. Ma il pescecane della McCann non è disposta a questo giochetto, pronta come è ad inglobarli nella sua enorme rete pubblicitaria. Che poi, in realtà la Starling&Cooper aveva perso già la sua libertà sottostando alle regole del denaro e vendendosi all’agenzia più potente di Madison Avenue; per cui quel bisogno di mantenere il nome denota l’esigenza di ancorarsi a quel poco che è rimasto. E quel poco che è rimasto è casa, come sottolinea Joan.
L’episodio intanto usa la vicenda aziendale per farci fare un giro di boa tra le vite dei cinque pubblicitari e fare un punto della situazione a poche puntate dalla fine di un’era: Joan continua la frequentazione con il suo nuovo uomo, ma soprattutto ha la piena consapevolezza che non varrà niente per la McCann, sarà sempre la segretaria che ha scambiato la sua dignità per la scalata sociale, ruolo ben diverso da quello che aveva in ufficio dove era rispettata e spesso anche temuta, considerata come l’ancora di salvataggio dell’agenzia. Poi c’è Roger, ancora pronto a lottare per l’agenzia di suo padre e parallelamente pronto anche a voltare pagina dopo il divorzio; sicuramente Marie è quella giusta e intanto Roger continua ad essere così curioso riguardo la vita di Joan. Pete è alle prese con l’istruzione della figlia e l’onore della ex moglie mentre Ted sembra aver conosciuto finalmente qualcuna dopo il sofferto divorzio.
Ognuno dedica la vita al proprio lavoro e passa in quell’agenzia molto più tempo di quanto dovrebbe, ma finita la giornata e finito il giro di birre con i colleghi tutti hanno qualcuno da cui tornare, qualcosa da concludere, rapporti da coltivare, persone con cui parlare, confidenti con cui sfogarsi.  E Don?

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Struttura, dialoghi
  • Analogia con “Waterloo” e “Shut the door.Have a Seat”
  • Rappresentazione delle vite dei cinque soci della Starling Cooper
  • Peggy e le sue fragilità: l’episodio tocca uno degli argomenti più delicati per il personaggio di Peggy che di fronte ai bambini è un gelido automa completamente incapace di capirne le esigenze, i tempi, gli sguardi. Una tacita confessione fatta a Stan porta fuori tutta la sua fragilità di donna
  • Addio alla nostra agenzia
  • Scena finale: Don e gli altri non sono più i capi d’ufficio da temere e rispettare e nel momento di caos più totale per l’agenzia vengono abbandonati dai loro stessi dipendenti.
  • Siamo sempre più vicini alla fine, purtroppo

 

Tre episodi ci dividono dalla fine di Mad Men, la fine di un viaggio lungo sette anni reali e dieci anni fittizi. Don, Roger, Pete, Joan, Ted hanno concluso il loro viaggio nell’agenzia e Madison Avenue non fu mai più triste.

 

The Forecast 7×10 1.87 milioni – 0.7 rating
Time&Life 7×11 1.77 milioni – 0.6 rating

 

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