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Grey’s Anatomy 11×11 – All I Could Do Was CryTEMPO DI LETTURA 4 min

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“All I Could Do Was Cry” segna un punto di svolta per Grey’s Anatomy, un momento fondamentale per lo show a cui ci siamo appassionati undici anni fa. Questo episodio segna la transizione da “Grey’s Anatomy” a “Non Sapevo Di Essere Incinta”, con l’ABC che cede i diritti a Real Time. Che Grey’s Anatomy fosse a corto di idee riguardo a casi medici entusiasmati è cosa nota ormai, infatti quando abbiamo assistito a casi già visti e rivisti più di tanto non abbiamo battuto ciglio e forse dopo undici anni e più di duecento episodi è anche comprensibile (anche se non giustificabile), ma che ci propinino un caso che sembra uscito fuori da un reality di Real Time è inaccettabile, soprattutto quando va a svilire un episodio incentrato su un tema delicato come la perdita di un figlio e le gravi malattie che possono colpire un bimbo non ancora nato.
La situazione dei cosiddetti “Japril” e del loro bambino era stata trascinata troppo alle lunghe e vede il suo apice in quest’episodio, anche se ovviamente il dramma non finisce qui perché assisteremo (per tutto il resto della stagione, probabilmente) alle conseguenze che un’esperienza tragica come quella vissuta dai due chirurghi comporterà. Di fronte al loro dramma occorre fare delle riflessioni. Abbiamo dovuto ingoiare il rospo e accettare l’ennesimo dramma in casa Shonda. Era necessario? Teoricamente no, ma praticamente sì, perché April (e Jackson) oltre alla sparatoria sono stati esenti da qualsiasi altra tragedia/catastrofe/cataclisma firmato Shonda Rhimes. Diciamo che finora erano vergini di “Sadismo Shondiano”.
È chiaro che per la produttrice esecutiva non possono esistere personaggi privi del proprio bagaglio di tragedie, non quando si decide di produrre millemila stagioni. Ma a questo punto è inutile piangere sul latte versato e prenderci quello che passa il convento.  D’altronde l’abbiamo fatto con April, possiamo farlo anche questa volta. Una volta ingoiato il rospo, possiamo analizzare la situazione per quello che e i risvolti che questa tragedia potrebbe prendere in futuro. Sicuramente vivere una terribile esperienza come questa potrebbe far vacillare o quanto meno mettere a dura prova la fede della Kepner. Ne abbiamo avuto un assaggio nel suo sfogo con Jackson. Come si fa a credere in Dio, se ti fa vivere un’esperienza così dolorosa? Come si fa a credere che sia buono e misericordioso se permette che tuo figlio sia destinato a morire prima ancora di nascere? Sono domande a cui ognuno di noi dà la propria risposta, che è personale e assolutamente esente da giudizi, non è questa la sede per discutere di religione.
Un fattore su cui, invece, è bene soffermarsi è sul modo in cui è stata gestita la gravidanza, sin dal principio. L’impressione è che la protagonista di questa storyline fosse soltanto April e che Jackson fosse un elemento di supporto alla moglie, non il padre del bambino che la donna portava in grembo. Questo aspetto è venuto fuori in modo particolare negli ultimi due episodi, in cui la sofferenza di April è stata messa sotto mille riflettori, mentre quella di Jackson è stata messa in ombra, oscurata dal dolore di una madre che ha perso suo figlio. Persino nell’unica scena in cui Jackson appare da solo, in Chiesa, la sua sofferenza è per la moglie, non per se stesso, non per la perdita di un figlio che era anche suo, non solo di April. Invece hanno relegato Jackson a supporto di April, facendolo provvedere alle necessità della moglie. E’ vero che il legame che si instaura tra madre e figlio è unico, ma anche il legame con il padre non è da sottovalutare, anche perché il feto riesce a sentire la voce di chi gli parla e la sa riconoscere una volta nato.
Insomma un episodio che avrebbe potuto dare tanto e che invece ha dato poco: ha puntato molto sulla tragicità della situazione dei Japril, provocando qualche lacrimuccia per i più sensibili, ma in fin dei conti si è rivelato essere un episodio privo di sostanza, un episodio da teen drama, in cui si fa leva principalmente sulla componente emotiva.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Mamma Avery
  • Amelia e la sua determinazione
  • Il caso medico della donna che non sapeva di essere incinta
  • Tutti i riflettori puntati su April

 

Se Grey’s Anatomy fosse stato un teen drama, non ci sarebbe stato nulla da dire su questo episodio. Ma non è così. Grey’s Anatomy, un tempo creatura adorata di Shonda Rhimes, era e dovrebbe ancora essere molto di più e invece di impegnarsi a produrre episodi di spessore, si punta tutto sulla componente emotiva di una coppia che non ha mai bucato lo schermo.

 

The Bed’s Too Big Without You 11×10 7.8 milioni – 2.2 rating
All I Could Do Was Cry 11×11 7.8 milioni – 2.3 rating

 

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