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Boardwalk Empire 5×03 – What Jesus SaidTEMPO DI LETTURA 7 min

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Si parla, chi più chi meno esplicitamente, di perdono e redenzione nella terza puntata di Boardwalk Empire.
Chalky ritiene di non meritarla tanto che alla ragazzina in ostaggio che gli dice“There’s forgiveness for everyone. That’s what Jesus said.” risponde: “Baby girl, Jesus was wrong.” Nemmeno Lui può dargli il perdono per quello che ha fatto, per la sua vita da criminale che ha portato alla morte della figlia, quella stessa figlia di cui fatica anche a parlare. La strada del suo personaggio sembra essere segnata verso l’annientamento per disperazione e autocommiserazione. E’ così che hanno deciso di giocarsela Winter e Korder? Il destino del previously boss dei quartieri neri di Atlantic City vedrà la sua fine tra i rimpianti come il solitario Richard Harrow? O forse in qualche modo tornerà a interagire con Nucky? Considerando che questa quinta e ultima stagione ruota e ruoterà intorno a quest’ultimo è difficile credere che ciò non avverrà. Per il momento qualsiasi emozione, pensiero o intenzione di Chalky è nascosto dietro una silente e sommessa espressione turbata, che non esplode mai in parole o rabbia.
Non odi tutto questo? I silenzi che mettono a disagio.” Diceva Mia Wallace in Pulp Fiction. Non si rivolgeva a Chalky White, ma avrebbe potuto. Come avevamo detto il Chalky White post salto temporale è un Chalky che parla a sguardi torvi e appena accigliati, riservando le parole solo allo stretto necessario. E anche le azioni. Come avviene per l’uccisione di Milton in questo episodio. Tutta quella scena del tenere in ostaggio le due malcapitate non poteva che finire così. O con le suddette morte ma col tirarla tanto per le lunghe gli autori avevano già strizzato l’occhio al pubblico.
La vicenda si inserisce in un contesto di scene che mirano, ma faticano, a inspirare ansia e tensione nello spettatore, alla ricerca di un pathos che non arriva mai del tutto. Se ciò sia indice di un minor impegno da parte degli autori o frutto di vicende semplicemente meno accattivanti perché eluse da un contesto, non è facile dirsi. Nel senso che non è facile pensare che, arrivati a questo punto, manchi la volontà di regalare agli spettatori quello che meritano, e a soli 5 episodi dalla fine aleggi ancora quell’aria di calma prima della tempesta, di storyline filler. Se nella prima puntata si poteva pensare che Milton sarebbe diventato un “compagno di scena” per Chalky lungo tutta la stagione, la sua fuoriuscita ora cosa deve far pensare? Che bisognava guadagnare minuti prima del momento in cui “no one goes quietly“? Perché certamente non apporta niente di nuovo al personaggio di Chalky, che prevedibilmente avrebbe provato compassione per una donna e una figlia adolescenti indifese e comunque, da bravo gangster non omicida pazzoide, non ucciderebbe mai se non per motivi d’affari ragionevoli.
Ancora un ending scontato per la vicenda di Luciano e Siegel. Il colloquio con Narcisse (unico personaggio importante a mancare all’appello), pur destando quell’attesa dell’inevitabile che precede lo scontro quando una “forza inarrestabile incontra un soggetto inamovibile“, era comunque una buona scena, fatta di sguardi e parole che non lasciavano nulla al caso. Vista così sembrerebbe che Narcisse sia tornato ad essere il boss di Harlem ma sappiamo che 7 anni fa aveva fatto un accordo con Hoover quindi forse il ruolo di gangster è ora una copertura. E chissà che il non aver colto che le minacce di Luciano & Co. erano serie, come invece avevano capito tutti gli spettatori, non fosse un’ingenuità ma facesse in realtà parte di un piano, magari non suo?
Chi un piano ce l’ha ma ancora fatica a metterlo in pratica è Nucky. Il suo passato e la sua nomina lo precedono e sembrano precludergli la strada della legalità che dice di voler intraprendere. Per un Chalky che non crede di meritare redenzione c’è un Nucky che pensa di ottenerla preparandosi la strada per quando il proibizionismo verrà meno. Già nella scorsa puntata si era visto come ci fosse in lui una comprensione del risultato di certe scelte e un desiderio di bypassare tale risultato per abbracciare una vita in tranquillità. Desiderio che si scontrava con la sua natura da uomo di potere. Qui c’è ancora più introspezione per lui, che si trova alle prese con un uomo, Kennedy senior, che riesce a turbarlo e a metterlo alle strette facendogli ammettere quello che vuole veramente. Lui è quello che Nucky avrebbe voluto essere ma non ci è riuscito, perché per arrivare in alto è dovuto scendere a compromessi e sfociare nell’illegalità assoluta, illegalità a cui invece l’altro non è mai approdato, camminando sul filo. I due non potrebbero essere più diversi. Kennedy è il classico uomo di Wall Street che ha usato la borsa e i suoi cavilli per arricchirsi e crearsi un impero, ha una famiglia prosperosa (9 figli tra cui un futuro presidente degli Stati Uniti) e una nomea di Irlandesi ubriaconi da cui prendere le distanze. Nucky ha preso la via più “facile” della criminalità e ora ne paga le conseguenze in termini di credibilità. Inutile far finta che anche lui abbia ancora una famiglia e mostrarsi accondiscendente con quello che spera essere il suo nuovo partner in affari non bevendo alcool in suo onore. Cosa distingue i due è la motivazione. Kennedy lo fa per la famiglia, perché questo gli permette di essere “parte di qualcosa di più grande“. Nucky, dopo che l’altro gli dice che non ci vuole molto a capire che quella famiglia che ha tanto millantato non fa veramente parte della sua vita, ammette alla fine che lo fa “to leave something behind“. Per scappare da qualcosa, per abbandonarsi il passato alle spalle. Ma evidentemente Kennedy non ci crede o, forse, a lui non basta come motivazione per sceglierlo come partner al posto di un qualsiasi altro gangster e lo lascia “libero di bersi il suo drink”. E giustamente Nucky ci beve su, e parecchio, così quando ancora un po’ intontito dall’alcool si sveglia all’improvviso di notte e vede una figura di donna, pensa alla prima moglie, Mabel (che nel flashback immediatamente precedente abbiamo scoperto aver conosciuto da bambino mentre lavorava per il Commodoro). E’ in realtà Margaret che, in una scena anche un po’ inquietante, stile assassino di un film horror spunta dal buio e dice “I’m afraid not.” Finalmente scopriamo perché si sono portati dietro per tutta la quarta stagione la storyline di Margaret che non aveva finora aggiunto nulla alle vicende principali, ed il tutto grazie al compianto A.R.
Se è vero che la vecchia generazione di boss sta andando verso il tramonto per lasciare il posto ai freschi e spietati Charlie, Meyer, Luciano, è anche vero che tra un Chalky sconfitto e un Nucky che cerca di restare a galla, c’è un Rothstein che dalla tomba porta il vero plot twist della puntata e della stagione. Margaret è costretta a rivolgersi a quello che è ancora suo marito per fronteggiare le minacce della vedova Rothstein. Quindi i due torneranno a confrontarsi e Dio solo sa quanti problemi gli causerà quella donna! E noi a  preoccuparci di Gillian! Margaret è forse l’unico personaggio che non ha mai ucciso nessuno in questo show e nonostante ciò è il più odioso, insieme a Mickey Doyle. Per la legge non scritta – o forse sì, d’altronde chi è mai entrato in un ufficio di sceneggiatori per smentire? – per cui tutti i personaggi più amati devono morire, possibilmente in modo cruento, mentre quelli odiati sopravvivono e banchettano (letteralmente a volte, vedi Red Wedding) sui cadaveri dei precedenti, c’è da scommettere che se ci sarà una carneficina finale, come certi poster promozionali promettono, questi due ne usciranno certamente indenni.
Ci si aspettava un Sunday Bloody Sunday in casa HBO con questa final season di Boardwalk e invece siamo quasi a metà stagione e di sangue se ne è visto poco. Forse l’azione si concentrerà nelle battute finali ed è chiaro che c’è da fare affidamento su Luciano&Co. e Capone. Il prossimo episodio, data la preview, sembra metterli in scena insieme. Confidiamo aiuterà a varcare la soglia di “awesomeness” che ci consentirà di attribuire un voto di almeno 4 Emmy.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Michael Kenneth Williams e i suoi silenzi
  • Colloquio tra Narcisse, Luciano e Siegel
  • Presentazione di Mabel nei flashback
  • Poca azione e quella che c’è è di prevedibile esito
  • Inutilità della storyline di Milton
  • Margaret è insopportabile ma almeno ora scopriamo che la sua presenza avrà un ruolo

 

Tra desideri di redenzione e annientamento la terza puntata dell’ultima stagione di Boardwalk Empire sembra faticare a raggiungere i livello di azione e intensità emotiva di un tempo, ma qualche indizio dalle nuove “leve” fa ben sperare in svolte interessanti e possibilmente sanguinose nelle prossime puntate.

 

The Good Listener 5×02 2.69 milioni – 1.1 rating
What Jesus Said 5×03 2.10 milioni – 0.9 rating

 

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