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True Detective 1×04 – Who Goes ThereTEMPO DI LETTURA 4 min

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Francamente non so da dove cominciare, se dalla regia, dagli attori o da Nic Pizzolato. Di “Who Goes There” ho in mente praticamente solo tre cose: il piano sequenza finale, l’idea che questa puntata sia stato un mash-up tra The Shield e Sons Of Anarchy, ed infine le risate che mi sono fatto quando Rust abbandona serenamente la conversazione con l’ex moglie di Hart dopo la battuta infelice di quest’ultima. Di peso specifico diverso ma il trittico di elementi è in egual modo importante.
“Who Goes There” è chiaramente l’episodio di Rustin “Rust” Cohle, su questo penso non ci siano dubbi e quindi è giusto toglierci subito il dente e parlare un attimo di Martin Hart prima di concentrarci sul one man show di Matthew McConaughey. Hart, l’uomo tutto d’un pezzo, è stato letteralmente preso a schiaffi dalla vita o meglio sia da Lisa che da sua moglie Maggie. Si dice che le colpe dei padri ricadano sempre sui figli e qui è palese che sia così visto che il tradimento in un matrimonio, se scoperto, difficilmente non ha ripercussioni. Appare più che normale quindi il comportamento sia di Lisa che per vendetta va a sbugiardare il suo anziano trombamico, sia di Maggie che senza porre troppe domande prepara le valigie al marito. E si sa, se il buongiorno si vede dal mattino, Hart non deve aver avuto una bella giornata, meglio concentrarsi su Rust.
Qui si apre un vero e proprio dibattito circa le capacità di Mc Conaughey, un attore che si sta completamente reinventando grazie a due interpretazioni: quella che potrebbe valergli l’Oscar come miglior attore protagonista in Dallas Buyers Club e questa qui con cui potrebbe essersi guadagnato un Emmy. Ci sono buone ragioni per credere che la discesa nel baratro di Rust che lo porterà a diventare quell’uomo rude, schietto e che sputa sentenze etico-filosofiche inizi proprio qui, proprio grazie al suo ritorno sotto copertura per “collaborare” con Ginger. In una sera Rust tra alcol e coca si imbottisce talmente tanto da render vano tutto il periodo in cui è rimasto sobrio e, dopo una serata così, difficilmente si riesce a star senza droga. Detto ciò bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare visto che è riuscito ad organizzare un piano con i controfiocchi pur di arrivare al fantomatico Reggie Ledoux.
La discesa negli inferi di Rust comincia qui e non possiamo che rimanere estasiati dal modo in cui lo fa, a partire dalla siringa con inchiostro e pepe con cui si mimetizza fisicamente in un eroinomane fino alla rapina mal riuscita tra motociclisti e gangster nigga style. In tutto ciò, oltre alla bravura già citata di McConaughey, quello che risalta è un piano sequenza di 8 minuti che esalta tutta la bravura e le potenzialità di Cary Fukunaga. A dirla tutta il piano sequenza è interrotto in due punti ma è talmente difficile notarlo che anche per questo va esaltata la capacità di Fukunaga nel rendere su schermo la storia di Pizzolato. I brividi e l’adrenalina che sale durante quest’irruzione sono indescrivibili, soprattutto perchè prima ci siamo già deliziati gli occhi e stimolati il palato con il difficile ritorno nel mondo sotto copertura tra i bikers e poi ci becchiamo così, all’improvviso, una botta di azione a cui True Detective non ci aveva abituato. A dirla tutta l’episodio fino a metà è, se si può, anche più lento dei precedenti ma a dispetto delle precedenti puntate manca molto di quell’introspezione e di quella profondità che ci avevano catturati. Per farsi perdonare però c’è tutta la seconda parte dell’episodio che capita tra capo e collo come un fulmine a ciel sereno, ma che fulmine!
Tra la regia di Fukunaga e la sceneggiatura di Pizzolato questa serie si muove in maniera introspettiva ma dannatamente schizofrenica, si fa amare ed al contempo riesce a garantire una qualità superba grazie a salti temporali ed improvvisi cambi di ritmo che solo delle sapienti mani possono gestire. Ed ovviamente anche degli ottimi attori. Tuttavia non si può non notare il peso che ricopre tutta la prima parte dell’episodio, lenta ed in parte affannosa ma magari utile ad affossare le aspettative in vista della gloriosa seconda parte. Non ci si può lamentare di True Detective, è come un vino che va bevuto con parsimonia per poter apprezzare tutte le sensazioni che offre ed infine gustarne il retrogusto unico per i giorni a venire.

PRO:

  • Il piano sequenza finale: eccezionale
  • Rust che in mezzo al discorso della ex Miss Hart si alza e se ne va senza dire niente. Idolo
  • Interpretazione magistrale di McConaughey
CONTRO:
  • Prima parte troppo lenta
  • Ginger che piange come una femminuccia. Seriously?

 

Avete appena assistito agli 8 minuti di piano sequenza più belli della vostra vita. Guardateli una volta e poi riguardateli ancora per apprezzare ogni scena. Solo questi da soli varrebbero l’intera puntata, peccato per la prima parte troppo lenta e vuota che danneggia il voto finale che sarebbe decisamente superiore se solo si fosse mantenuta la qualità delle altre puntate.

 

The Locked Room 1×03 1.93 milioni – 0.8 rating
Who Goes There 1×04 1.99 milioni – 0.8 rating

 

VOTO EMMY

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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