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A Young Doctor’s Notebook 2×03 – Part IIITEMPO DI LETTURA 3 min

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E’ il 1935 e il Dottor Bomgard decide finalmente di iniziare quell’Opera teatrale a cui si è ormai convertito dopo aver perso l’abilitazione medica. Quale miglior ricordo allora di quel momento in cui, dopo alcune settimane, finalmente non è più schiavo della morfina? Decide quindi che quella sarà la partenza, la scena iniziale da cui poi potrà evolvere la storia. L’unica cosa però che Mika non ricorda, è che quel periodo
non è stato solo sereno, anzi.
Da una parte, Natasha e l’Armata Bianca erano ancora a Mur’ev che aspettavano il momento migliore per partire per Parigi e, dall’altra, vi era una Pelageya che iniziava a stare male davvero. No, non era incinta -come un qualsiasi spettatore attento potrebbe pensare- aveva contratto il tifo e purtroppo stava vivendo gli ultimi giorni della sua breve vita. E mentre da grande Mika ricorda di aver dato alla ragazza tutte le attenzioni possibili, di esser stato giusto con lei, una volta tornato nel 1918 deve ricredersi: anche quando il corpo della levatrice era ancora caldo, le sue attenzioni andavano alla bella Natasha, di cui ottusamente non voleva vedere il completo disinteresse. La delusione nel rivedere ciò che era e nel capire di essere stato ingiusto con una donna che lo amava è grande.
In questo episodio vi è ilarità -dovuta ad una magnifica scrittura degli autori e ad un bravissimo Radcliffe- contrapposta essenzialmente al carattere di Mika, che si dimostra sempre egoista, egocentrico e disinteressato ai mali altrui. Un semplice ragazzetto cresciuto troppo in fretta, che se già l’anno scorso ci sembrava sperduto tra quelle campagne siberiano, oggi inizia pian piano a crescere, ma non come noi (e a quanto pare il sè stesso adulto) vorremmo. Il giovane dottore non riesce proprio a immedesimarsi nei dolori di chi gli sta accanto, sia perchè da una parte gli è stato insegnato così all’Università di medicina, in modo da prevenire eventuali transfert nel paziente, sia perchè proprio non ha un carattere comprensivo. Lui non è così e basta, non c’è nient’altro da aggiungere.
Comunque, una terza puntata che continua a farci sorridere, splendidamente realizzata e in cui è possibile vedere il talento degli autori nel porre attentamente le battute, gli sketch di questa storia e alternarli ai momenti più drammatici. C’è la tragedia ma subito dopo una qualche parola di Mika permette di far sorridere e di non restare lì a compatire la povera morta, al più rattristarsi perchè questa non è altro che l’ennesima mossa egoistica del giovane dottore. C’è una bravura in Radcliffe che sarebbe ingiusto non citare, che sia nel cantare un’aria in italiano o ballare con un uomo, facendo divertire chi è a casa. Non era completamente scontata la cosa, anche perchè può sembrare una storia leggera e della durata di venti minuti (quasi fosse una sit-com), ma in realtà c’è un personaggio più complesso nel profondo, che sia lui che Hamm interpretano magnificamente. Insomma, possono non piacervi questi due attori ma non potete dire che in questo lavoro non sono eccezionali.
PRO:

  • Harry Potter che canta in italiano.
  • Harry Potter che balla il valzer. Con un uomo. Che non è Voldemort.
  • Il modo eccellente con cui viene narrata la storia, la bravura di chi scrive nel far sorridere sempre e comunque lo spettatore.
CONTRO:
  • Inizia ad esserci a nostro parere una discordanza tra il giovane Mika e il più grande Mika: il primo irresponsabile, egoista, egocentrico; il secondo riflessivo, forte. Sembrano due persone completamente diverse più che la stessa faccia – anche se una un po’ là con gli anni- della stessa medaglia.

Concludendo, prosegue con i giusti toni questo lavoro inglese, che ormai si è già discostato parecchio da quel romanzo di Bulgakov che ne era la base. Ora la storia ruota tutta attorno ai personaggi che si trovano a Mur’ev ma, nonostante siano pochi, gli autori riescono a scrivere storie che intrattengono bene il pubblico che non potrà dunque che aspettare il prossimo giovedì per la battuta finale.
Una buona seconda serie come poche ce ne sono in giro.

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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